SARTO
PER SIGNORA
Domenica 11/01/2015 ore 18,30
REPLICA
11/01/2015 ore 21,00
di
Feydeau, traduzione adattamento e Regia di Francesco R. Vadalà
Con,
(in ordine di apparizione): Domenico Panarello, Claudia Gemelli, Nino Mazzù,
Giuseppe Pollicina, Francesca Marcaione, Luisa Picciolo, Gianni Di Giacomo,
Paola Gemelli, Domenica Gitto, Monica Bonanno.
La
commedia, scritta nel 1886, è la quinta nell’ordine del repertorio dell’Autore,
la prima articolata in tre atti.
Un giovane medico di provincia, alquanto sempliciotto, sposato da appena sei
mesi, poco incline alla fedeltà, quanto al giuramento di Ippocrate, si innamora
– corrisposto – di una nota artista, sua paziente. L’ha aspettata tutta la
notte, dopo lo spettacolo, fuori, all’ingresso artisti e alle prime luci
dell’alba (dimenticate le chiavi di casa) è rientrato -non visto da sua moglie-
grazie al complice aiuto del suo maggiordomo.
Non appagato da questo primo fallimento, il nostro medico, di comune accordo con
la sua bella paziente, decide di prendere in affitto un appartamento destinato,
almeno queste sarebbero le intenzioni dei due amanti, a diventare il loro nido
d’amore.
L’occasione giunge inaspettata e tempestiva, offerta dallo stesso proprietario
dell’appartamento: uno strano tipo abbandonato dalla moglie, assiduo
frequentatore dello studio medico.
Ma il caso vuole (o meglio:la divertente e gioviale cattiveria di Feydeau) per
una serie di coincidenze ed equivoci che l’appartamento (affittato a suo tempo
come sartoria) diventi luogo di incontro non solo dei clienti della sartoria
stessa, ma anche del marito della bella paziente del dottore che vi si reca con
la sua amante.
Per complicare la vicenda, all’appello mancherebbero solo due personaggi: la
moglie e la terribile suocera del medico; e Feydeau, maestro nel tessere questo
genere di ragnatele drammaturgiche, non indugia ad inserire nel vorticoso
carosello i due personaggi.
Gli equivoci si rincorrono generando una lunga serie di complicate situazioni
che sembrano non avere mai fine.
Alla fine il perbenismo, il conformismo e l’ipocrisia, presi sempre di mira
dall’Autore, trionferanno e –almeno in apparenza- ogni cosa ritornerà al suo
posto.
La regia, fedele alla drammaturgia originale, ha rispettato il numero dei ruoli,
la ripartizione delle scene e degli atti, concedendosi quei discreti adattamenti
ritenuti idonei ad agevolare la realizzazione della rappresentazione e la sua
fruizione, tenuto conto che, trascorsi centoventotto anni dalla “prima” , Sarto
per signora si ritrova rigenerato e quanto mai attuale.