di Lèonore Confino Traduzione di Antonella Questa Regia di Massimiliano Vado
Il
titolo Ring, oltre a indicare il quadrato della boxe, richiama alla mente
l’anello nuziale e, nondimeno, il valore circolare
del legame affettivo, che ruota sempre attorno alla ricerca della stabilità che
la relazione sentimentale, quando è sana, può dare. Ed è così che questo
testo, benché racconti le scintille che spesso l’uomo e la donna fanno quando
sono intimamente legati, offre un messaggio di speranza o, ancora meglio, di
serenità, perché alla fine è sempre l’amore l’elemento di cui ci si nutre.
Di livello è la performance degli artisti impegnati in
questo singolare gioco attoriale, Michela Andreozzi e Massimiliano Vado, le cui
abilità interpretative si fondono in un unicum per dare vita ad un prodotto
davvero speciale. E grazie alla personalissima impronta che impongono al lavoro,
caratterizzato da un argomento denso trattato in modo gradevole, risulta
difficile uscire dal teatro senza sentire il bisogno di impadronirsi di qualche
stimolante spunto di riflessione.
I dialoghi traboccano di intelligenza e profondità
sempre sostenute da umorismo sottile e sofisticato, nonostante rari incisi siano
persino commoventi. Infatti, proprio l’espediente del ring lascia lo spettatore
decidere se il rapporto tra un uomo e una donna sia in fondo uno scontro o un
incontro, ma resta chiaro il fatto che ognuno è un individuo a sé, dal momento
che la parola “coppia” viene pronunciata soltanto due volte.
All’interno di uno spazio di dieci metri quadri si racconta dunque un mondo,
divertente perché vario, sempre nuovo perché ogni rapporto è sempre diverso, ma
con la costante che la relazione uomo – donna non è mai semplice.
I due interpreti, che sono davvero una coppia nella
vita reale, si destreggiano senza la minima sbavatura nella lunghissima serie di
personaggi, mostrando oltretutto un’intesa tangibile e onesta. Ring, di fatto, è
un’opera assolutamente riuscita: concede allo spettatore risate, empatia,
pensieri e un finale...